martedì 11 aprile 2017

Fini : "Il futuro è il passato"

Questo post segue l'ultimo da me scritto ormai due mesi or sono è ne è quasi una diretta continuità.  Trovo giusto scriverlo in conseguenza del video qui sotto che, in qualche modo, mi conforta e mi dimostra che quanto da me scritto in precedenza è, tutto sommato, qualcosa di più di vaneggiamenti soggettivi utopistici.

 

Come spesso accade mi trovo d'accordo con Fini su (quasi) tutto (il mio relativismo non mi permette mai di esserlo al 100%).
La mia visione del futuro è molto simile a quella del filosofo-giornalista (qui da me molto semplificata).   
Cerchiamo di capire : La base di tutto il desiderio liberal-occidentale (ma ormai, direi, globale) è il benessere, ma raggiunto questo, le spese per il mantenimento del proprio benessere o il desiderio di migliorarlo ci obbligano a continuare nella fatica perpetua per assicurare (al futuro) ciò che si è raggiunto o una scalata verso il vertice. 
Tutto questo a scapito del presente. 
Ma il presente è oggi (ieri è passato e del futuro non vi è certezza, mai) 
L'oggi è la nostra vita, l'unica cosa che ci appartiene, istante x istante, e noi ce la stiamo portando via senza renderci conto del danno irreparabile che ci auto-arrechiamo.
Questo vale per l'ultimo operaio/tranviere/commesso di magazzino etc; fino al banchiere/politico/industriale etc; più affermato. 
La corsa al benessere o al potere personale (o al Capitale se preferite) è come un treno (come dice appunto Fini) che in questi anni non ha mai smesso di accelerare (forse verso un dirupo o un muro) e quello che succede all'interno di esso (passeggeri di 2a e 3a classe che riescono ad arrivare fino alla 1a e viceversa) non incide minimamente nè sulla velocità del convoglio nè sulla vita dei passeggeri poichè , quando sarà troppo tardi e ci accorgeremo del muro o del precipizio, tutti i passeggeri delle 3 classi faranno la stessa fine.
Personalmente, quando Fini dice "morire tutti, subito" dice una personale verità che tradotta significa: "se questo mondo impazzito ha da finire, meglio subito che quando la velocità sarà ancora maggiore e maggior effetto avrà lo schianto".
Infine: poichè l'aumento esponenziale continuo è per sua natura impossibile e quindi il ns. modus vivendi che opera in funzione di esso è ugualmente insostenibile per un lungo futuro, quando tutto collasserà , allora, e solo allora,  potrà esserci un riavvicinamento dell'uomo ai tempi della natura, al tempo "presente" che oggi non apprezziamo più. 
Per questo "il futuro è dietro di noi", solo che al momento non abbiamo nè il tempo nè la capacità di voltarci a guardarlo.

venerdì 3 febbraio 2017

Progresso tecnologico = miglioramento della vita? Un' equazione inconfutabile

Definizioni del termine Progresso : (rif. encicl. Treccani)
a) "avanzare, andare avanti" (genericamente)
b) "l'avvicinamento verso il compimento di un'opera"
c) "sviluppo verso forme di vita più elevate e complesse"
d) "evoluzione delle scienze al fine di procurare all'umanità il miglioramento generale del tenore di vita."
In pratica il termine ha in sè una assoluta valenza positiva.
Sarei, in linea di principio, d'accordo con quasi tutte le definizioni cui sopra ad eccezione di quella espressa al punto d poichè non considero il nesso progresso=miglioramento del tenore di vita come valido a livello pratico.

(N.d.r. Prima di continuare vorrei far notare che questo termine, sempre nelle definizioni enciclopediche, è stato inappropriatamente accostato anche a parole quali "etica" o "morale".  Infatti, mi chiedo, cos'è che determina il progresso della morale? chi può dire che una morale è "più avanzata" di un'altra? la morale, appunto perchè estremamente personale (anche a livello di enormi comunità), non è misurabile: se ne può solo constatare gli attributi che ne determinano la diversità dalla propria. 
Ma lasciamo a futuri post queste perplessità e concentriamo l'attenzione sul punto d. 

  Per una stragrande maggioranza degli intellettuali passati e viventi è valsa la seguente equazione logica : 
il progresso è l'unica strada percorribile per dare un miglior tenore di vita a un maggior numero di persone e quindi aumentare la felicità dell'umanità 
(progresso scientifico = miglior qualità della vita = felicità per più persone). 
  E se questa teoria fosse sbagliata? Vediamo di chiarirci le idee parlando di : 


"progresso sociale" come miglioramento della qualità di vita.

  
  Anche ammesso che l'ideologia capital-liberista possa essere (attualmente) la migliore sulla faccia della terra, siamo davvero sicuri che il popolo, ovvero la maggioranza dei cittadini, possa definirsi soddisfatta dal proprio tenore di vita?
  Probabilmente ad una domanda così semplice la maggioranza di essi risponderà positivamente, ma a domande mirate quali "..si ritiene stanco/stressato?" oppure "..si sente pienamente appagato dalla vita che conduce?" o ancora "ha delle paure che la opprimono?" si può facilmente immaginare che le risposte indichino l'esatto opposto di quanto dichiarato nella precedente domanda.
  Con questo, senza venir frainteso, non voglio dire che ".. si stava meglio quando si stava peggio.." , è un dato di fatto che oggi un cittadino di ceto medio ha molte più cose di quanto poteva anche solo sperare di avere un nobiluomo dei secoli passati, ma passando a considerare la situazione psicologica dell'individuo moderno è altrettanto vero che in lui esistono emozioni di frustrazione, invidia, insoddisfazione ed altre paure inconsce, portate ad un livello mai raggiunto nei secoli precedenti (tranne forse in brevi periodi di guerre, carestie o pandemie gravi). 
E non si creda che quest' angoscia colpisca solo l'abitante medio dei paesi sviluppati (e ancor di più quelli del 3° mondo, siano essi in "forte crescita economica" o meno).
Il malessere non manca di perseguitare anche i residenti del vertice della piramide: industriali, banchieri, petrolieri, etc; sono anch'essi vittima di una sorta di infelicità intrinseca. L'esasperato bisogno di arrivare ad un obbiettivo permane in loro anche dopo averlo raggiunto, perchè la fame di soldi e potere è insaziabile e li rode nel profondo spronandoli a perseverare per raggiungere nuove vette. L'avidità non fa bene a chi la c'e l'ha, ed ai vertici, sono certo, esiste a livelli epidemici. 
   Non solo, l'effimera felicità del potere raggiunto porta con sè la grande paura di perderlo, quindi, anche chi manca di avidità, non può fare a meno di vivere in uno stato di continua apprensione ed angoscia. Questo, chiaramente, non gli permette di vivere appieno le magnificenze di cui può godere. E qui il cerchio si chiude. 
  E' innegabile che molte di queste emozioni sono il risultato dell' attuale società liberal-capitalista fondata sul consumismo sfrenato. 
  Ma ogni "progresso sociale" degli ultimi due secoli  (esperimento marxista a parte) è improntato su di esso.
Guardiamo ora il rapporto esistente tra :


"progresso scientifico-tecnologico" e "benessere diffuso"

   Iniziamo col dire che tutti i progressi tecnologici e scientifici dalla rivoluzione industriale ad oggi hanno anch'essi, sempre, seguito un percorso dettato (se non imposto) da motivazioni economiche-sociali (unica eccezione, nei periodi di guerra, la tecnologia bellica e, solo parzialmente, quella medica).
  Dagli inizi dell' '800 in poi il progresso ha sempre risposto alla seguente formula:
+ produzione in - tempo = + quantità di prodotti per soddisfare la richiesta della gente
  Ma in questa formula non è "la soddisfazione della gente" l'elemento fondamentale bensì un'altro più nascosto : "il guadagno
Per ottenere la prima parte della formula (+ produzione in - tempo) si è, col tempo, passati : 
a) dalla produzione artigianale a quella industriale (il più delle volte a scapito della qualità)
b) allo sfruttamento delle masse (ad un livello quasi comparabile agli schiavi neri d'america)
c) all'impiego di sempre maggiori strumenti meccanici (manovrati ancora dallo stesso 
    numero di salariati) 
d) al sistema di catena di montaggio (operai equiparati, per non dire assoggettati, alla 
    macchina con cui lavoravano)
e) alla parziale, ma in alcuni casi totale, automatizzazione (ove la tecnologia inizia a 
    sostituire lo stipendiato) ed infine 
f) alla globalizzazione del mercato o "web-commerce" (sia per l'acquisto che per la 
   produzione ad un minor costo) riunendo così tutti i punti a-b-c-d-e in un sol colpo.
  Che poi significa una sempre maggior redditività a favore della società al vertice, quasi mai coincidente con un miglioramento di qualità di vita per il resto degli abitanti di questo pianeta. 
  





Questo vale per ogni attività e per ogni prodotto: cibo, abbigliamento, trasporto, salute e benessere, comunicazione e svago, la dottrina e perfino la famiglia, tutto ormai è influenzato, assoggettato e, direi, impregnato di quell'essenza liberal-capitalista che, attraverso la sua "anima consumistica" impone il nostro stile di "modus vivendi". 

  Sì è vero, si mangia più cibo rispetto ai millenni precedenti, ma quanto di questo cibo è effettivamente buono? (intendendo con buono, sia il sapore/gusto che la sostanza/genuinità che, di questi tempi, lascia sempre più a desiderare) 
  Le medicine sono sempre più efficaci, ma sono tutte sotto Copyright del laboratorio farmaceutico, dunque si riducono anch'esse ad un semplice business.
  I giocatori di football, baseball, basket etc; non provengono (e soprattutto non amano) più la squadra di appartenenza, ma solo l'ingaggio loro corrisposto dalla stessa.
  I vestiti che indossiamo, gli oggetti che usiamo quotidianamente, i giocattoli che compriamo per i nostri pargoli, i cellulari ed i computer dei quali non possiamo più fare a meno sono sempre più belli o efficienti, ma per poterceli vendere a prezzi competitivi, dietro la produzione degli stessi, si nasconde sovente del lavoro minorile o comunque di completo sfruttamento di lavoratori all'estero.

  Quindi, quando si parla di "miglioramento della qualità della vita" bisognerebbe anche specificare "per chi".


Alla fine il progresso tecnologico può veramente essere equiparato al benessere generale (vista la sua forte componente capitalistica)? O, al contrario, potrebbe essere (suo malgrado) l'elemento fondamentale che porta all'annichilimento completo delle componenti umanistiche nei rapporti tra cittadini? 
Quanta parte della nostra vita dovremo ancora cedere per lasciare posto alle innovazioni tecnologiche?
PC e cellulari, con i relativi Facebook, What's up, Twitter, Reddit, Linkedin, e tanti altri social network sono simpatici, a volte anche utili ma non sono necessari e, soprattutto ci "rubano" tanto tempo che potremmo utilizzare in maniera più stimolante o distensiva (comunque più sana) incontrando nuova gente nella realtà e re-imparando a godere delle meraviglie che ci circondano anzichè delle foto postate da altre persone.

Secondo voi, la automazione esasperata dei cicli produttivi, finanziari, commerciali etc; verrà usata per alzare il livello di vita del cittadino ?
Meno ore di lavoro a parità di stipendio, redditi più equamente distribuiti (quindi un profitto esteso e non più solo esclusivo per i componenti dirigenziali) ed equiparati al costo della vita, sussistenza economica a chi non riesce ad accedere al mondo del lavoro o a chi ne viene addirittura espulso (magari proprio a causa della sopravvenuta automazione / digitalizzazione nell'impresa) potrebbero, anzi dovrebbero, essere cose già in essere, eppure....

  Di una cosa credo di poter essere certo : Se al progresso scientifico-tecnologico non seguirà (ed in fretta) uno adattamento etico altrettanto efficace, di miglioramenti nella qualità della vita non se ne avrà traccia ancora per qualche secolo.    

Voster Semper Voster
The Captain

sabato 21 gennaio 2017

Il pensiero critico ed il problema della ri-connessione

Oggi ho avuto l'opportunità (grazie a Claudio Messora) di scoprire un nuovo "pensatore" che, in maniera "storico-critica" ha colto, direi in pieno, quello che potrei definire la iperattività del "pensiero critico" dei tempi attuali . Riporto, di seguito, brani del suo post datato 8/1/17 (  pierluigi fagan | complessità | "Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza." (I. Kant) ) troppo lungo per essere qui interamente copiato :

"La nostra conoscenza è coscienza del mondo ma essa non ha autocoscienza, coscienza riflessiva. Da ciò consegue anche l’impossibilità della democrazia, dell’autogoverno umano, in quanto l’umano non sa di ciò di cui dovrebbe decidere, non può valutarne gli effetti complessi e quindi non può darne giudizio motivato ed attinente, non sa intervenire sull’ordine del mondo per modificarlo e quindi si affida a funzionamenti impersonali auto-organizzati come il mercato e all’élite che ne cura la continua riproduzione o al sogno ormai spento di cambiare tutto e tutto in una volta l’ordine dell’esistente con una improbabile “rivoluzione”. 

e poi ancora :

"Il pensiero critico, invece di criticare la forma de-sistematizzante del paradigma centrale della divisione è a sua volta stato spinto ad occuparsi solo di parti, da ultimo, nel post-moderno, addirittura di “frammenti”. Si è concessa la “critica” nell’illusione di coloro che la praticano come unica forma di impegno socio-intellettuale, che la corrosione razionale eroda i fondamenti concreti del nostro modo di stare al mondo, concessione facile visto che nessuno è più in grado di prefigurare un diverso modo concreto di stare al mondo. 
Poiché quindi qualsivoglia sistema necessita di un ordine, possiamo passare anche i prossimi mille anni a criticare l’ordine in atto ma finché non avremo un progetto diverso, esso rimarrà in atto almeno fino a quando non collasserà in una catastrofe autoprocurata. 
Ecco allora che critica e sogni di fuga si alternano in una rapsodia di improvvisi. 
Vorremmo società più umane ma lavorando 40 ore la settimana è impossibile, allora vorremmo tornare a dimensioni  di semplicità autarchica ma poi si rimane tutti disoccupati ed allora vorremmo la piena occupazione ma così incontriamo i limiti ambientali e geopolitici della nostra agognata espansione, eravamo cosmopolitici ma poi tra globalizzazione e migranti senza frontiere ci è venuto qualche dubbio ed allora pensiamo che tutto si riduca alla sovranità monetaria o ad un ritorno dello Stato (un ente del XV secolo) ma altri ci dicono che invece il problema è la tecnica, ad allora accusiamo il pensiero scientifico ma questo accusa quello umanistico di non saper produrre realtà ed allora vorremmo fare la rivoluzione quando non siamo in grado neanche di imporre una moderata redistribuzione fiscale. Ci si salva pregando un dio o andando dallo psicanalista o gettandosi in qualche nevrosi. Giriamo in tondo, non ci raccapezziamo perché non connettiamo, non siamo più in grado di legare le cose tra loro mentre lì, fuori dalla nostra testa, le cose sono tutte intrecciate tra loro." ... Per quanto l’insieme della conoscenza umana non sia esattamente di tipo cumulativo, improbabile ricacciare il genio del moderno nella lampada, più probabilmente lo si dovrà riconnettere, al suo interno, al suo esterno, al come pensa l’uno e l’altro."

I concetti di Fagan, oltre che indiscutibilmente solidi, mi sono oltremodo conosciuti poichè ricalcano ed assommano le logiche neo-filosofiche (chiamo così quelle che si distinguono, almeno cronologicamente dai pensatori greci e medioevali) che, a partire dal XIV / XV secolo hanno più o meno correttamente influito a creare il "Pensiero Moderno" come lo concepiamo oggi.
Il problema della "ri-connessione" tra i vari pensieri critici che ognuno di noi ha (a modo suo e con proprie visioni soggettive) è che la conoscenza (e quando dico conoscenza non intendo la "padronanza" bensì la semplice "consapevolezza") dei soggetti di studio e degli eventuali problemi che essi creano non può bastare.

Se è vero che un uomo di oggi può spaziare su mille argomenti di natura diversa è altrettanto vero che non saprebbe nemmeno sopravvivere senza la "conoscenza altrui", ovvero l'uomo di oggi non può essere più autosufficiente (nè mentalmente nè fisicamente) senza che qualcun'altro (o tanti altri), non lo aiutino nella "sopravvivenza quotidiana".

Volendo portare un esempio pratico di natura squisitamente fisica : il frigorifero/congelatore, l'acqua dal rubinetto, le bevande imbottigliate, il riscaldamento, la lampadina, l'energia elettrica (per non parlare dei prodotti elettronici), le medicine etc; sono tutte cose delle quali abbiamo conoscenza e praticità d'uso ma , il più delle volte, incapacità nella sua costruzione/riproduzione : per questo abbiamo bisogno di altri.

A loro volta , chi ci fornisce questi oggetti (ormai per noi indispensabili) è dipendente da altri: non è che chi produce medicinali sappia poi fabbricare altrettanto bene scatole di latta o automobili;
  
Nello stabilimento stesso di produzione di medicinali ci sarà chi si occupa (ed è quindi manualmente e mentalmente preparato) della gestione delle macchine di produzione/inscatolamento, chi invece dello studio dei composti chimici a base del prodotto, chi dell'amministrazione economica e chi di quella logistica o di approvvigionamento delle materie prime e così via e ognuno è ignorante dell'operato dei suoi colleghi di lavoro. E questo accade anche nelle fabbriche di auto o quelle delle scatole di latta etc;

Ma non solo. All'interno delle fabbriche prese da me come esempi, nessuno avrà la capacità di costruire una macchina intera per il confezionamento delle medicine o una catena di montaggio automatizzata completa per la costruzione delle auto o delle lattine, altre persone, all'esterno, dovranno occuparsene. e così via.

In sostanza l'interdipendenza tra gli umani (già comunque esistente in maniera assai più limitata nei secoli precedenti alla rivoluzione industriale) è cresciuta di pari passo con la modernità  ma anche con una drastica diminuzione della "conoscenza necessaria" al singolo.
In pratica le nostre idee si sono frazionate o "compartimentizzate" in elementi diversi.
come lo stesso Fagan spiega :

 Nel mondo non esiste l’economia o la finanza o la politica o l’ecologia o la demografia o la geografia o la storia o la sociologia o l’antropologia o la geopolitica, questi sono solo modi di conoscere un tutto tagliandolo a spicchi, sono solo modi di conoscere definiti da noi in un’epoca in cui abbiamo diviso tutto per meglio conoscerlo e controllarlo. 
Ma oggi questo tutto sfugge al nostro controllo per eccesso di complessità e le priorità conoscitive diventano quelle che hanno in oggetto solo grandi sistemi e loro interrelazioni. 
Questo chiama quella capacità di collaborazione che la società dell’ iperconnessione dei disconnessi ha desertificato e questa collaborazione dovrebbe avere in oggetto il condividere un disegno di mondo realista, integrato e possibile in senso adattativo. 
Per fare questo disegno, dovremmo quindi poter accedere al patrimonio delle conoscenze non solo usando volta per volta questa o quella conoscenza particolare ma accedendo prioritariamente a forme di conoscenza generale, poi da approfondire in questa o quella particolare. E’ questo il primo passo da compiere per accedere ad un lungo processo di necessaria ritessitura sociale: la creazione di un nuovo modo di conoscere per poi tentare un nuovo modo di vivere. 
Babele non riuscì a costruire la sua ambizione perché Dio rese i suoi abitanti reciprocamente inintelligibili, così noi non potremo mai costruire la nostra nuova città se non partendo da uno strato minimo di comune conoscenza e se questa non collezionerà molte delle parti ma anche delle reciproche relazioni che tessono il sistema di cui siamo parti."

(Io aggiungerei un elemento peggiorativo alla condizione riflessiva dell'uomo contemporaneo e cioè la "pigrizia mentale" di cui è oggi ,involontariamente o meno, ammalato. <vedi "Uomini e Caporali" del 17/11/2013 su questo blog> )

A questo punto, la domanda è lecita. Quale dovrebbe essere il primo tassello di conoscenza per ri-connettere i "disconnessi" ?
La mia personale opinione è questa : rileggere la storia.
Questo chiaramente non, o almeno non solo, dall'aspetto degli avvenimenti e delle date, bensì da quello che ci può raccontare in termini Culturali, Filosofici, Sociali (quali esperimenti di convivenza si sono succeduti come stratificazione sociale, come metodologie di governo, etc;) e , perchè no, anche religiosi.
La rilettura andrebbe attuata con un'estremo "spirito critico libero", quindi apolitico nonchè scettico delle "verità inossidabili" da sempre inculcateci nel comune sapere occidentale.
Sarebbe un pò come chi , per superare una fossa o un precipizio, dovesse fare qualche passo indietro per prendere la rincorsa giusta al superamento dell'ostacolo.

Essendo il mio un "pensiero critico" molto relativo sarei lieto di ricevere dei nuovi suggerimenti.

Voster Semper Voster

The Captain

venerdì 20 gennaio 2017

"Il Blog delle Stelle" ovvero come lasciare la libertà di pensiero (agli iscritti)

Oggi, 20/01/17, Il "Blog delle Stelle" si è deciso a dare una "Risposta alle domande frequenti sul MoVimento 5 Stelle in Europa"
Se posso Vi consiglio di leggerlo.
<http://www.beppegrillo.it/2017/01/risposta_alle_domande_frequenti_sul_movimento_5_stelle_in_europa.html>
Personalmente quello che hanno postato David Borrelli e (forse) Grillo-Casaleggio mi ha particolarmente colpito , in maniera assolutamente negativa.
Ho quindi deciso di inviare un "Commento certificato" al blog come ho già più volte fatto in passato (quasi sempre con apprezzamenti positivi) contrastando quanto scritto dal Borrelli  e le sue (penose  quanto fantasiose) "scuse".
Del mio commento è rimasta solo la parte finale (dal 5° punto in avanti).
Forse che la prima parte era troppo offensiva e scurrile?
Per far comprendere meglio ho deciso di copiare-incollare quanto da me scritto integralmente (su Word) prima dell'invio del commento.

"Caro Borrelli... ma di cosa stai parlando !!!????? 
1°- hai agito fregandotene di tutta la base nonchè in barba ai 7 punti del programma del Movimento: dovevi proprio scegliere di unirCi all'ALDE? Non potevate prima fare un questionario di scelta sul blog per far "decidere" la base?(che probabilmente non avrebbe mai scelto l'ALDE in quanto ultra europeista)
2°- la "votazione di cui parli è quasi sicuramente "manovrata" dal Vs. "Meraviglioso programma Rousseau" (a mio parere riescono a votare solo in pochi e "fidati" associati. Io ? mai riuscito!) per cui quando parli dell'80 % di voti positivi mi fai RIDERE (per di più in poche ore sareste riusciti al massimo ad ottenere le votazioni dell'1% degli iscritti).
3°- iL VAFFA preso da Farage ce lo siamo meritati in pieno!!(grazie a te e a tutta l'"elite" del movimento che sta iniziando a fare quello che vuole ..)dopo il "Ciaone" che precedentemente abbiamo (avete) fatto a lui
4°- anche il VAFFA dei verdi è merito nostro. Prego, riguardati quanto scritto nel post dove Paolo Becchi si accaniva sul V-ALE : "...i Verdi, per tutti i motivi espressi in precedenza, non sono chiaramente un'opzione credibile e praticabile per un Movimento che vuole essere una forza di rottura verso le politiche imposte fino ad oggi da quest'Europa.."
5°- provare a far entrare un qualche partito europeo attualmente presente in altri gruppi ??
6°- Valutare la possibilità di fare quanto abbiamo già fatto in Italia ovvero proseguire nel gruppo dei non-iscritti? anche con il rischio dell'invisibilità parlamentare a Bruxelles io (e molti altri, credo) avrei preferito proseguire così piuttosto di tradire le idee originali del M5S.
7°- Giacchè hai detto che l'ALDA sotto- sotto era intenzionata ("assurdo ahahah..") a lasciare libertà di Movimento ai 5 stelle, hai provato a bussare alla porta della Le Pen (e Salvini) che almeno ci hanno (a suo tempo) invitato pubblicamente e che hanno molti più punti (a livello europeo) in comune con noi (vedi euroscetticismo e no-globalizzazione) ?  
Ah no, dimenticavo, avete mandato Affan… anche loro.
Saluti

The Captain

In effetti devo aver esagerato con i VAFFA (e poi è Grillo a detenerne il copyright...)
A voi l'ardua sentenza.
il Voster Semper Voster
The Captain

mercoledì 18 gennaio 2017

Ciò che "media-mente" crediamo è falso ?

La Democrazia si basa su dei principi ed uno di questi è la LIBERTA', o almeno così dovrebbe essere.
Tra le Libertà, elencate o meno dalle varie costituzioni, quelle che non mancano mai sono quella di stampa (e per estensione quella di tutti i media) e di opinione, ma le due libertà, nella maggior parte degli stati (anche occidentali), vengono puntualmente disattese.
In effetti, a ben vedere, si dovrebbe dire che entrambe, non sono del tutto scomparse, sono solo "liberamente manipolate".

Dai più antichi imperi quali l'Antico Egitto, l'impero Babilonese o Assiro o Persiano, quello Romano e così via fino alla Prussia di Bismarkiana memoria ed alle più recenti Dittature Nazo-Fasciste e , ancora attualmente (vedi Cina etc;) "Para-comuniste", coloro che governavano, erano molto attenti all'opinione pubblica (fino a due secoli fa veniva ancora chiamata "vox populi")
In generale un regnante, pur basandosi spesso su un "mandato divino" (questo anche nell'europa feudale) doveva comunque cercare di fondare su basi popolari questa tesi e quindi cercava, ove poteva, di influire sui sudditi mediante una diffusione (migliorativa) delle sue gesta o (denigrativa) di quelle dei suoi avversari.

Nelle "Democrazie occidentali" questo non è più possibile, o meglio non dovrebbe esserlo, proprio perchè contrario al concetto di libertà di stampa e di opinione.
Come già molti hanno da tempo compreso (e come il video sopra conferma) la franchigia del pensiero è, al contrario, assai più limitata oggi di quanto non lo fosse nei secoli passati.

La massima concessione che lo stato dà al cittadino è solo una rappresentazione figurata di quello che dovrebbe essere; è la carota sventagliata davanti all'asino che tira il carretto pieno : la povera bestia si sforza a trascinarlo nel vano tentativo di fare la cosa giusta per sè : mangiarsi la carota.
La TV ed i giornali sono il mezzo dei nostri "governanti" per farci credere di essere nel giusto, anche quando commettiamo le più orrende nefandezze.
I governi occidentali, in particolare quelli europei e degli USA con i loro affiliati, proprio perchè non vogliono svelarsi per quello che realmente sono (ovvero delle Dittature oligarchiche) devono operare in maniera molto più subdola che non le dittature vere e proprie (che almeno avevano il merito, se così si può dire, di mostrarsi palesemente con la censura completa).

IRAN, IRAQ, LIBIA, AFGHANISTAN, SIRIA sono solo alcuni dei casi in cui i mezzi di comunicazione hanno operato per ordine e conto dei "poteri forti" e/o dei governi interessati (USA in primis ma non solo, Inghilterra, Francia, Germania e sì anche l'Italia) prima denigrando questi "regimi" all'inverosimile e poi esasperando (se non inventando) minacce fantasma da parte di questi paesi nei nostri confronti.
Gheddafi era un pazzo? Saddam Hussein era un assassino megalomane assetato di potere con un arsenale nucleare e batteriologico? Bashar Al-Assad è un dittatore anti democratico (sebbene sia ancora al potere per votazione plebiscitaria del popolo siriano)?
Quanto di queste notizie era vero? Erano davvero queste le motivazioni che hanno fatto intraprendere le azioni belliche contro (e non " in aiuto di ") questi paesi? O non era piuttosto l'impellente bisogno delle lobbies (del petrolio, delle armi e di tutte quelle che imperano sulla ormai affermata globalizzazione mondiale) di penetrare in un mercato semi-vergine (quando non era troppo "indipendente" come nel caso del petrolio in Libia e in Iraq) quale erano questi stati?
E a cosa hanno portato questi sconsiderati attacchi? Ad una reazione (terroristica) che tutti noi temiamo, aborriamo e colpevolizziamo. A governi fantoccio che non riescono a sopravvivere se non con l'aiuto delle forze NATO (quando queste vengono lasciate sul territorio "conquistato").
Eppure cosa pensava la maggioranza degli occidentali quando sono state intraprese queste azioni di invasione volta alla "liberazione dei popoli sottomessi"?
Non c'è niente da fare, siamo noi (non tutti chiaramente) che fa muovere il carretto, siamo noi l'asino.

Mettiamola così : il cittadino viene raggirato perchè vuole esserlo, crede perchè vuole farlo, Quello che non riesce a credere (e non vuole) è che stiamo vivendo in un sistema di falsa libertà o falsa democrazia, che dir si voglia.
Quello che ci fa credere di essere nel giusto è un artificio della nostra mente. Viviamo in una specie di realtà simulata creata da una matrice ormai ultra-umana : Il Capitalismo Illuminato Istituzionale
I media sono coloro che pitturano la realtà voluta dal Mercato Capitalista Istituzionalizzato (ormai radicato in profondità nelle attuali fac-simili-democrazie).

Anche senza tirare in ballo le influenze che hanno avuto sulla preparazione psicologica alle guerre o a quella di propaganda contro futuri (ma anche passati) pseudo-nemici quali la Russia, Cuba ed altri paesi "socialisti" del Sud America, si può dire che il quadro che dipingono continuamente attorno a noi occupa tutti i 360° della nostra visione.

Nel pensiero politico, nel pensiero economico-istituzionale (PIL-Spread-Governance etc; tutti "rating" portati assiduamente alla ribalta dai mezzi di comunicazione con un martellamento efficace, atto a far "digerire" tributi e sperequazioni economiche altrimenti inaccettabili), nel pensiero razziale, in quello lavorativo e finanche in quello personale: ovunque guardiamo il nostro "modo di essere" è fortemente influenzato dai media o, per derivazione, dal senso comune della gente che ci circonda.

Faccio un esempio :
-Se menziono in questo Blog un extracomunitario centro-africano chiamandolo "negro" o "nero" chi mi legge pensa immediatamente che sono un razzista. Assolutamente falso (che ci crediate o no) ma così è se vi pare . Eppure fino a non molto tempo fa non c'era un altro modo di chiamarlo, così come non c'era altro modo di chiamare un Marocchino (o forse era meglio chiamarli entrambi "africani" ?) o un Ebreo.
Primo perchè la parola "extra-comunitario" non poteva esistere (non esisteva ancora l'Europa Comune) e secondo perchè non era necessariamente legata al successivo intendimento di "insulto" (diverso poteva essere chiamare "giallo" un asiatico orientale, in quel caso era una offesa voluta).
Ma lo stesso vale (sindacalmente parlando) se dessi dello "spazzino" ad un "operatore ecologico" o parlassi di un bidello ("custode dei locali scolastici").  
Cos'è che ci ha fatto diventare nostro malgrado dei "razzisti al contrario"?

Quando un certo Pasolini venne intervistato riguardo il suo pensiero sui media (ed in particolare sul futuro del rapporto del cittadino con la TV ancora agli albori in Italia) quello che disse, tra le altre cose, fu che (l'effetto che ha) il medium di massa "..... nel momento stesso in cui qualcuno ci ascolta dal video, si instaura in lui un rapporto da inferiore (lui stesso) a superiore (noi in TV), e questo è un rapporto spaventosamente antidemocratico" e poi "...le parole che cadono dal video cadono sempre dall'alto..." e quindi vanno sempre e comunque ad incidere su quello che è il precedente pensiero personale , giuste o sbagliate che siano le idee trasmesse.


Per concludere mi piace citare un estratto (da "Matrix", del 1999) che racchiude in brevi parole (e meglio) quanto da me espresso in questi miei pensieri disordinati:

« Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. »
(Morpheus a Neo)
  Voster Semper Voster

     The Captain



Questo Video di Claudio Messora (un giornalista-Blogger di estremo valore e correttezza forse, purtroppo, sconosciuto ai più) da una spiegazione molto interessante sul sistema politico-parlamentare europeo (Vi consiglio vivamente di guardarlo tutto) e sugli errori del M5S (nella parte finale del video). Essendo io un assiduo follower mi sono permesso di scrivere tra i commenti quanto segue: 

1° ) Claudio, Grazie di esistere. Anch'io, come, penso, molti altri, ero solo parzialmente al corrente dei meccanismi del cosiddetto "Parlamento Europeo" (cosiddetto perchè rimango del parere che la stragrande maggioranza dei componenti siano solo dei portavoce <leggi : burattini> delle grandi multinazionali e del sistema bancario internazionale [non solo europeo])
2° ) Se mi hai letto nei miei precedenti commenti sai che ho seri dubbi sulla effettiva regolarità del programma "Rousseau" 3° ) a mio personalissimo parere Borrelli e C. sono colpevoli ma TUTTO il sistema "democratico" del Movimento è da mettere sotto accusa (perlomeno quelli che io considero gli "oligarchi") e tra questi ci metto lo stesso Grillo e Casaleggio (anche se per quest'ultimo potrebbe giocare a favore una possibile ingenuità giovanile). Era più che palese che una scelta del genere era a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e contraria al volere degli iscritti (e sfido chiunque abbia un pò di coerenza a dire il contrario) o almeno di tutti quelli che hanno almeno una volta letto i 7 punti del programma del movimento(un aiutino ai più "disattenti",guardatevi http://www.beppegrillo.it/europee/programma/) 4°) Lo "scivolone" del M5S è da considerarsi ancora maggiore perchè oltre a dare un calcio ad un "fidato" partner (almeno finchè resterà in Europa) con un voltafaccia clamoroso, dopo la facciata presa dal V-ALE(che comunque era stato a suo tempo contestato sul Blog con accanimento assoluto da Paolo Becchi che diceva "...i Verdi, per tutti i motivi espressi in precendenza, non sono chiaramente un'opzione credibile e praticabile per un Movimento che vuole essere una forza di rottura verso le politiche imposte fino ad oggi da quest'Europa.." ) ed un'altro vaffa dall'ALDE (e che vaffa !) ha avuto l'ardire di tornare "coda tra le gambe" da Farage(che comunque personalmente ammiro) E questo mi porta al 5°) e ultimo punto, ovvero, quali sono i motivi per cui : - non ha fatto come in Italia (magari sbagliando ma credendoci fino in fondo) ovvero andare nel gruppo dei
NON ISCRITTI (scelta che avrei al limite condiviso più volentieri)? - oppure, perchè ha continuato a sputare sulla mano della lega < leggi Salvini > che , almeno sul programma
anti-europeo ed anti-globale ha diversi punti in comune col M5S e che ha più volte teso la mano, appunto,
per portarlo ad una comunione d'intenti nell' ENF ? E lasciamo perdere se molti continuano a parlare di loro
(soprattutto gli stessi media che continuano a dare del "populista" al M5S) e della Le Pen come di ultra-
nazionalisti/fascisti: oggi non esiste più un fascismo nel vero senso della parola, esiste invece una dittatura
"euro-capitalistica lobbista" dalla quale i cittadini europei non riescono più a liberarsi) Enrico (The Captain)
Quanto ho scritto corrisponde al mio pensiero e cioè che "tutto è relativo", anche la trasparenza, la democraticità, l'autenticità e la correttezza del M5S, per sfortuna degli molti iscritti sconosciuti (leggi : quelli ai "piani bassi") del Movimento.
Voster semper Voster
The Captain

sabato 14 gennaio 2017

Unione Europea ? Quale Unione ?

EUROPA : un semplice nome dai mille significati :
1) Nome mitologico della figlia di Agenore, re di Tiro (città fenicia) rapita ed amata da Zeus, vero solo per le favole.
2) Continente della terra : falso poichè è un tutt'uno con l'Asia (per cui al limite dovrebbe chiamarsi penisola Eurasiatica) .
3) Unione di popoli di razza europea : falso, almeno in parte; Italioti, Baschi, Ioni, Pitti, Iberi, Sami ovvero popoli autoctoni antecedenti le svariate invasioni indo-europee convivono con le prime popolazioni indoeuropee di antico lignaggio caspico (Celti a loro volta suddivisi in Galli, Britanni, Pannoni, Galati, Scoti, Angli, Dori, e altri) il tutto rimescolato nuovamente con le ultime invasioni barbariche Germaniche (Sassoni, Franchi, Alemanni, Vandali, Goti etc; con tutte le varie suddivisioni interne) e Slave (anche questi popoli con differenti origini geografiche ma tutte orientali-asiatiche). Per cui di quale unione parliamo ?
4) Insieme di popoli con una comune religione: neanche questo è esatto. Cristiani Cattolici, Ortodossi, Protestanti, convivono con Mussulmani Sunniti ed, in parte, Ebrei
5) Unione linguistica (vero solo in parte) : non voglio considerarla tra le componenti di "unione" perchè nonostante tutte le nazioni che si affacciano sul mediterraneo (e non solo) hanno forti componenti latine (francesi, italiani, spagnoli, portoghesi, greci, rumeni) ed in parte anche quelle del centro e nord europa hanno alcune derivazioni linguistiche dal latino (tedesco ed inglese in primis), molte delle lingue nordiche sono derivate da quella germanica (tedesco, anglosassone, olandese, danese, e alcune lingue dei paesi dell'est europa).

Senza voler tener conto degli idiomi slavi, albanesi o turchi. 

Ma allora che cos'è questa EUROPA ? e sopratutto cos'è che "unisce" queste nazioni europee di cui stiamo parlando? 
Qual'è un tratto che accomuni la quasi totalità delle nazioni europee occidentali? 

Probabilmente l'unico vero "marchio di fabbrica" dell'europeo può ridursi, se così vogliamo dire, alle ideologie comuni (filosofiche, sociali, politiche ed economiche)
dovute all'assiduo scambio di informazioni (volute o imposte) tra le nazioni. 

Volendo farne un sommario (molto coinciso) si può dire che 
cultura ellenica-romana, 
feudalesimo (e cristianesimo medioevale), 
rinascimento, 
istituzione dello stato moderno, 
colonizzazioni (= imperi economici), 
rivoluzione scientifica-culturale e poi industriale, 
sono tutte cose che nei secoli hanno caratterizzato e/o influenzato radicalmente le popolazioni europee. 

Più recentemente direi che il "Pensiero Economico" delle nazioni (traduco : l'ideologia liberista) a partire dal '500 è quello che ha sempre più contraddistinto  le evoluzioni degli stati europei occidentali da tutte le altre nazioni del mondo. 


In questo post non voglio che accennarne l'esistenza (in seguito ne parlerò approfondendo la questione) per cui, a grandi linee, diciamo che potremmo identificare (non del tutto correttamente) il "liberismo" con il "capitalismo" o, meglio ancora, con l'ascesa del mondo borghese al potere.
In nessun'altra parte del mondo è avvenuto come in Europa che la borghesia (l'artigiano,il commerciante, l'artista, l'usuraio, il medico etc;) riuscisse a diventare talmente importante da scardinare quello che da sempre erano le "naturali" divisioni di classe ovvero : monarca - pontefice, aristocrazia - ecclesiastici (che nei casi di minore importanza potevano essere anche solo cavalieri e chierici), popolo contadino (da contado) composto da piccoli proprietari terrieri o da un'insieme di abitanti che si occupavano degli appezzamenti per il sostentamento loro e del feudatario proprietario. 
Parimente c'erano i borghesi (da borgo) - e i lavoratori (o garzoni) i quali, pur se comparati ai contadini, ne erano senza dubbio considerati inferiori per importanza (la ricchezza era, allora, strettamente collegata ai frutti della terra).

 "Per venire al terzo membro che compone il reame intero, si tratta dello stato delle belle città, dei mercanti e dei lavoratori, dei quali non conviene fare un'esposizione lunga quanto quella degli altri, giacché non è affatto di alte attribuzioni, perché è di grado servile."  - (Chastellain, Oeuvres, XV secolo)  

Tra i Borghesi:
- la classe degli usurai (diverso era per i proprietari dei monti di pietà o dei monti frumentari che operavano senza scopo di lucro), detti anche "Ebrei" (ma anche "Lombardi" e "Fiorentini" in tutta Europa) per la storicità della loro attività, erano mal-sopportati per motivazioni teologiche cristiane (i musulmani lo consideravano come un vero e proprio crimine tanto da meritare la pena di morte)
- I mercanti erano sempre stati equiparati a loro poichè, logicamente, compravano ad un prezzo per rivendere ad un altro (superiore) e quindi "lucravano" sul prodotto altrui
Gli artigiani (costruttori, muratori, disegnatori, architetti, ingegneri, medici, etc:) erano sempre in una posizione precaria, tanto da doversi spesso riunire in associazioni che potessero limitare la concorrenza di esterni ed organizzare (per quanto possibile) le commesse dei clienti a più confederati, (es: le "loggie" degli architetti-edili).

Dal XV secolo le cose iniziarono a cambiare sopratutto per merito delle città italiane con le Signorie (= Borghesi al potere) 
Dal rinascimento in poi tutte le classi sin qui menzionate fecero un balzo di qualità enorme. 
In particolare quelle legate direttamente al denaro (al "capitale" appunto) con la nascita delle istituzioni bancarie (banchi dei pegni, casse di prestito, banche vere e proprie) che diedero vita ad un cambiamento epocale : la trasformazione da economia rurale-contadina a economia di scambio.
Era iniziato il "proto-capitalismo"!

Questo andò a colpire ogni classe sociale, inclusi gli agricoltori.
Prima di allora (e, in alcuni luoghi, per qualche secolo ancora, fino alla rivoluzione industriale) la popolazione rurale aveva contatti limitati con il mercato; ciò avveniva solitamente per la vendita delle eccedenze del raccolto (quando c'erano) o per la lavorazione di prodotti tessili (lana) per i mercanti di città. 
Questo dava modo alla contadino di procurarsi la poca moneta di cui necessitava. Ove questo accadeva, la produzione risentiva delle oscillazioni del mercato stesso (cioè della richiesta) in maniera che oggi ci sembrerebbe strana : Quando il prezzo era basso la famiglia "doveva" produrre molto (per procurarsi i soldi necessari), quando il prezzo (quindi la richiesta da parte del cliente) si alzava la famiglia produceva poco, perchè poco bastava ad ottenere la quantità di denaro richiesta.
Una specie di "economia al contrario" che dava più importanza al tempo (alla vita presente) di quanto non lo desse al denaro (ipoteca sul futuro)

Ciò permise agli stati europei di mantenere una situazione di status quo economico tra il vecchio sistema ed il nuovo finchè non arrivò l'illuminismo e la conseguente rivoluzione industriale.

Da allora tutto divenne Liberismo-Capitalismo che non permetteva di perdere tempo ma induceva moralmente a dare tutto sè stesso per l'accumulo del capitale, della ricchezza : "il tempo è denaro".
Questo avveniva solo in Europa, e da qui si propagherà in tutto il mondo per mezzo delle colonie esistenti (Gli Stati Uniti sono nati sotto quest'influsso e con basi strettamente borghesi-massoniche) 

Quindi , tirando le somme, cosa penso di questa unione europea ? 
Penso che la molteplicità dei popoli che la compongono sia un arricchimento fantastico, e che tutti dovrebbero poter circolare liberamente scambiandosi le rispettive opinioni.
Penso che la globalizzazione porterà comunque ad un avvicinamento dei popoli (europei e non) con la speranza che un giorno uno possa dire che è figlio del mondo (e non soltanto dell'europa).
Penso che un Italiano o un tedesco o un'inglese o un francese sarà sempre visto con diffidenza e/o con ammirazione (per diversi motivi chiaramente) ovunque vada nel mondo, e non solo in Europa. 
Credo che uno spagnolo, un'italiano, un francese e un greco non siano persone diverse tra loro ma neanche diverse da Inglesi, tedeschi, olandesi o Cechi e slovacchi e, che ci crediate o no, neanche troppo diverse da popoli più lontani quali russi, indiani, americani (tutti), giapponesi e cinesi. Quello che ci differenzia sono gli stereotipi o il modus vivendi a cui tali popoli sono stati abituati.
Amo gli spagnoli, gli inglesi, i tedeschi, i greci, i francesi e gli olandesi in quanto tali, con le loro differenze da noi italiani e non per una encomiata (sopravalutata) unione europea. 
Credo che l'unione europea sia solo un artificio economico-bancario del tutto anacronistico in un mondo in continua evoluzione (o involuzione, che dir si voglia). 

Penso che questa Europa tornerà ad essere la solita europa di sempre mentre la cosidetta Unione Europea è destinata a cadere insieme all'avvento del post-capitalismo (e quindi alla caduta del suo "marchi di fabbrica"). 

Quando (spero presto) la popolazione mondiale si sveglierà dal torpore che la sta attanagliando da decenni, il sistema (l'intero sistema) economico-sociale esistente collasserà su se stesso come le torri gemelle a New York.

L'Europa si potrà dire "unita" solo se e quando dovrà affrontare un nemico comune oppure quando i tedeschi inizieranno a non comportarsi più da tedeschi, gli italiani da italiani, i francesi da francesi, gli inglesi da inglesi e così via.... personalmente, per entrambi i casi, auguro che non avvengano mai.

Voster Semper Voster 
The Captain

P.S. non ho volutamente considerato L'unione europea in senso politico (vedi parlamento etc;) in quanto non riesco proprio a dare un senso a questa istituzione priva di potere, asservita com'è ai poteri economici (ved. società multinazionarie) e bancari (in primis Bundersbank)